Foto di Cristina Barbieri |
GENNAIO 2005
Erano solo le cinque del
pomeriggio e il cielo si andava oscurando, mentre calavano le prime ombre della
sera. Era l’ora di uscire con Dylan, un cucciolo di Golden Retriver che Filippo
mi regalò per il mio compleanno. Mi coprii a più strati, infilai cappello e
guanti di lana, misi il guinzaglio a Dylan e andai ad affrontare il gelo.
Appena misi piede fuori casa, assaporai immediatamente il profumo della prima
neve. Stavo per incamminarmi verso i giardini che distavano pochi metri da casa
mia, quando per caso guardai dalla parte opposta. Sentii il terreno crollare da
sotto i miei piedi: feci un passo, guardai di nuovo e restai immobile. Paolo.
Indossava dei jeans scuri e un giubbotto di pelle marrone. I suoi capelli erano
sempre radi e la barba corta, ma incolta. Nonostante non lo vedessi da quasi
quattro anni, ai miei occhi era sempre quel ragazzino di diciannove anni,
dall'aria un pò trasandata, ma che mi piaceva tanto. Ero senza parole:
"Matilde!"
"Paolo!"
"E' bello rivederti dopo
tutti questi anni!"
Gli corsi incontro e istintivamente gli buttai le
braccia al collo. I nostri corpi si unirono come accadeva un tempo. Mi
bastarono pochi secondi per rendermi conto che di fronte a me c’era un uomo che
una volta conoscevo, ma che adesso era qualcun altro, perciò mi staccai,
facendo un passo indietro:
"Che ci fai qui?"
Era una situazione
imbarazzante: avrei voluto fargli mille domande, ma qualcosa mi bloccò, perciò
restai lì di fronte a lui, scrutandolo con esitazione e cercando di capire se
effettivamente era la persona che conoscevo.
"Negli ultimi tre anni ho
vissuto a Roma con mia madre, quando si è ammalata siamo andati al suo paese in
Veneto e ora che è morta sono voluto tornare nella città in cui sono
cresciuto."
"Mi dispiace,
Paolo...io...!"
"Mi basta guardarti e già
sto meglio!" mi interruppe, prima che potessi terminare la frase; abbassai
lo sguardo.
Dall'altra parte della strada
sentii una voce chiamarmi:
"E' Filippo!"
mormorai dispiaciuta;
"Suppongo che ora voi
stiate insieme!"
Annuii.
"Forse ho sbagliato a
venire, sì insomma dovevo immaginare che, dopo tutto questo tempo, ti fossi
rifatta una tua vita!"
"Non hai sbagliato!"
lo rassicurai, prendendogli la mano e facendola scorrere nella mia. "Ora
devo andare, ti va di vederci domani? Filippo sarà via per qualche giorno e mi
piacerebbe trascorrere del tempo con te!"
"Volentieri, mi faccio
trovare qui per le dieci di domani mattina, va bene?"
"E' perfetto! Ciao
Paolo!... Dai Dylan, andiamo!" mi voltai con il cuore in gola e le mani
che sudavano nei guanti. Attraversai la strada e raggiunsi Filippo.
Il mattino seguente alle dieci
una Kawasaki nera si fermò di fronte a me.
"Da quando sei diventato
un motociclista?"
"Diciamo che è sempre
stata la mia passione, solo che fino a qualche anno fa, le mie finanze non
erano sufficienti per acquistare una moto di questa cilindrata." mi
spiegò, poi mi porse il casco. Lo infilai e presi posto dietro di lui. La moto
partì veloce, istintivamente mi strinsi a lui e le mie mani finirono sotto il
suo giubbotto di pelle, il suo corpo era così caldo rispetto a quella giornata
di pieno inverno. Prese una curva e poi un'altra, chiusi gli occhi, sentii la
moto piegarsi, per un attimo ebbi paura e lo abbracciai più stretto, posando la
mia guancia sulla sua schiena. Accelerò e ancora. La strada doveva essersi
fatta più grande, sentii il rumore delle altre macchine che sfrecciavano
attorno a noi, poi frenò e silenzio, il motore non rimbombava più sotto di noi.
"Starei così per
ore!" mi confidò;
"Anche io!" ma lo
pensai solamente. Aprii gli occhi, ci trovavamo a pochi metri dall'entrata del
parco di Piazza Castello. Scesi dalla moto e mi sfilai il casco. Vidi un raggio
di sole attraversare il cielo grigio. Ci incamminammo abbastanza vicini perchè le
nostre mani si sfiorassero, ma non troppo perchè si toccassero per davvero.
"Sei felice?" Mi
domandò improvvisamente.
"Sì, abbastanza... a
luglio dell’anno scorso mi sono laureata in lettere moderne e ora sto facendo
uno stage presso la redazione di un giornale, mi piace molto. Spero solo di
stare facendo una bella impressione…io ci sto mettendo tutta me stessa"
"La starai facendo
sicuramente!" mi rassicurò: "Non ho dubbi!"
"Sai che Benedetta e
Giorgio si sono sposati?"
"Davvero? Che bella
notizia! Sono proprio contento per tua sorella, si meritava un pò di felicità.
Devo ammettere che le sorelle Casale hanno veramente una marcia in più rispetto
a tutti gli altri comuni mortali!"
Sorrisi.
"Non sto scherzando:
siete riuscite a mantenere la calma e i nervi saldi, quanto tutto intorno a voi
si stava lentamente sgretolando. Avete avuto il coraggio di ricominciare da
capo senza perdervi d'animo e persone così non s'incontrano tutti i
giorni!"
Le sue parole rimasero sospese
in aria tra di noi.
"E tu? Sei felice?"
"Non lo so, credevo di
sì!"
"Perchè non mi chiedi
quello che volevi sapere veramente?"
"E cioè?"
"Se amo Filippo!"
esclamai, poi distolsi lo sguardo, che si posò su una scolaresca che ascoltava
attenta la spiegazione della loro insegnante.
"La risposta è sì, lo
amo!" La mia assoluta sincerità lo pietrificò. I suoi occhi si incupirono.
Sentii una fitta al cuore: era il dolore della parola fine che si era appena
concretizzata.
Deglutii a fatica:
"Ti va una brioche?
Conosco un posto, qui vicino, che le fa buonissime!"
"E' meglio che io vada,
qui non c'è più posto per me!"
I miei occhi si riempirono di
lacrime, che cominciarono a scendere senza che nemmeno me ne accorgessi:
"Ma non puoi andartene
ora!"
Si avvicinò a me e mi baciò
con dolcezza sulle labbra, poi mi strinse forte a lui.
"Non smetterò mai di
amarti!" mi sussurrò all'orecchio: "Mi hai reso una persona migliore,
mi hai fatto sentire di nuovo vivo, ma ora io devo partire e tu devi andare da
Filippo, è la persona giusta, l'ho sempre pensato e anche un pò invidiato, ma è
lui che potrà garantirti il futuro che ti meriti!"
"E tu che farai?"
"Il mio futuro è
nell'esercito!"
Quando i nostri corpi si
separarono, capii che quel bacio e quell'abbraccio sarebbero stati gli ultimi.
I miei occhi erano fissi nei suoi:
"Anche io ti amerò per
sempre, Paolo!"
Vidi il suo sguardo
illuminarsi.
Improvvisamente sentii la
pioggia solleticare le mie braccia e il mio viso. Alzai la testa al cielo e
sollevai le braccia, poi guardai Paolo e scoppiammo a ridere.
"Addio!" Mi voltai e
mi incamminai verso casa.
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