Foto di Cristina Barbieri |
Paul Verlaine scrisse: "Amami perchè senza te niente posso, niente sono"
Aprile arrivò. Di lì a pochi
giorni sarebbe tornato Paolo: gli promisi che sarei andata a prenderlo
all’aeroporto e così fu. L’8 Aprile alle 19.00 puntuali mi presentai a Malpensa
con il cuore che mi batteva in
gola per la trepidazione a la paura che qualcosa tra noi potesse essere
cambiato.
Le porte automatiche si
aprirono: inizialmente non lo individuai, poi eccolo là, sulla sinistra.
Indossava ancora la divisa e la borsa che aveva a tracolla era di notevole
dimensioni. Aveva i capelli cortissimi, praticamente rasati, il viso un po’ più
asciutto, ma era lui. Era Paolo. Mi bastò quell’attimo perché mi rendessi conto
che tutte le mie preoccupazioni fossero state inutili. Mi vide. Fece appena in
tempo a posare la sacca prima che gli saltassi addosso e ci baciassimo. Un
bacio travolgente, tenero e passionale, carico di emozioni, da fare invidia
alla miglior sceneggiatura di film romantico.
“Mi sei mancata!” mi sussurrò
all’orecchio, tenendo il mio viso tra le sue mani.
Lo avevo aspettato e non mi
ero stancata di aspettarlo e quel momento fu la conferma che ne era valsa la
pena.
Ci incamminammo verso la
navetta che da Malpensa ci avrebbe riportato a Milano: mi prese per mano,
stringendomela forte, come se avesse paura che lo potessi lasciare, ma non era
certo la mia intenzione.
Durante il viaggio in treno mi
raccontò come quell'esperienza lo avesse cambiato, rendendolo sicuramente più
maturo e dai discorsi che fece mi sembrò decisamente entusiasta della sua nuova
vita.
Era stato un cambiamento duro,
difficile, molto impegnativo, ma lui non si era tirato indientro, nemmeno per un istante e i suoi occhi
parlavano chiaro: era soddisfatto di sè e io orgogliosa di lui.
Benedetta ci recuperò in
Cadorna e lo accompagnammo a casa: vidi sua madre alla finestra. Lui le sorrise
e i suoi occhi brillarono per la felicità.
"Ti chiamo più tardi!
Grazie per essere venuta a prendermi: mi sei mancata da morire!"
Lo baciai: "Anche
tu!"
Presi posto davanti, vicino a
Benedetta, mi chiuse la portiera e poi appoggiò la sua mano sul finestrino,
copiai il suo gesto. Finalmente eravamo
di nuovo vicini, anche se in quel momento non abbastanza per toccarci.
"Stasera esco con
Giorgio!"
Iniziai a tossire, l'acqua che
stavo bevendo mi era andata di traverso:
"Cosa? E quando aspettavi
a dirmelo? Quindi stasera ho casa libera!?"
"Devo solo farmi una
doccia fulminea, visto che sono già le sette e mezza e poi la casa è tutta
tua!"
"E dimmi dove ti porta,
cosa farete? Ma ti ha già baciato?"
"Quante domande! Non ho
la più pallida idea di dove mi porterà: quando stamattina mi ha chiamato, si è
solo assicurato che non prendessi impegni per questa sera."
"Che tenero!"
"Già!" sospirò lei,
dando una rapida occhiata nello specchietto retrovisore.
"Ti vedo poco convinta,
sì insomma, troppo poco entusiasta!"
"Tutt'altro, credimi! E'
solo che vorrei andarci con i piedi di piombo, visto i trascorsi!"
"Hai ragione, ma questo
non vuol dire annullare l'esplosione di emozioni che comunque segue ogni cosa,
quando è nuova! Prova a lasciarti andare e vedi come va: lui deve conoscerti
per quello che sei, anche con tutte le tue umane paure! E poi magari scopri che
bacia malissimo e allora tutta energia sprecata per nulla!"
Si mise a ridere:
"Esagera!"
"Cosa odono le mie orecchie?! Un
rumore, molto simile ad una risata!"
"Che polla che sei!"
Mandai un messaggio a Paolo,
sperando che dopo cena sarebbe venuto da me, per cominciare a recuperare il
tempo perduto.
"Faccio una doccia e sono
da te!"
Alle nove spaccate, eccolo alla
mia porta:
"E le tue sorelle?"
mi domandò stupito;
"Benedetta è a cena con
Giorgio, la sua nuova fiamma e Sveva è dalla mia prof, la Ferrari, ricordi?
Sono successe un pò di cose durante la tua assenza, ma ora non voglio parlare
di quello che è successo, voglio solo stare con te!"
Mi guardai le mani e rimasi a
lungo in silenzio:
"Che succede?"
"Quando sei partito io
ero completamente a pezzi,
chiedilo a Benedetta. Piangevo ogni sera e ho impiegato un sacco di tempo a
riprendere una vita normale e ora che ti ho qui davanti a me, ora che
finalmente posso toccarti, sono terrorizzata all'idea di dover nuovamente
affrontare tutto quello che comporta il distacco dalla persona che ami...perchè
io ti amo!"
Era commosso, mi accarezzò il
viso e mi strinse a lui:
"Non pensare che per me
questa situazione sia semplice, credimi! Sei stata il mio primo pensiero appena
aprivo gli occhi e l'ultimo prima di addormentarmi, ogni giorno! Non vedevo
l'ora di scriverti, di sentire la tua voce. Sei stata la mia forza, non ce l'avrei
fatta senza di te!"
Ci baciammo: sentii la sua
lingua contro la mia, c'era una passione diversa in quel bacio, qualcosa di
vibrante. Gli sollevai piano la camicia, scoprendogli l'addome, glielo
accarezzai quasi con timore. Poi la mia mano scivolò verso la cerniera dei suoi
jeans, gli abbassai la zip. Mi levai la maglietta Sentii il suo respiro
accelerare e il mio cuore battere all'impazzata. Le sue dita affusolate
toccavano il mio corpo ormai completamente nudo, trasmettendomi una sensazione
elettrizzante. Mi sollevò i capelli e mi baciò il collo, poi le spalle, sentii
il suo fiato nell'orecchio. Si spogliò anche lui, si sdraiò accanto a me,
facendo attenzione a ogni minimo gesto, come per paura di rovinare quel
fotogramma perfetto e cominciammo a fare l'amore.
Rimanemmo stretti l'uno
all'altra nell'oscurità della stanza, mi sussurrò quanto mi amasse: non ci
lasciammo la mano nemmeno per un istante. Sembravamo sereni.
I nostri respiri ovattati
scandivano il tempo che finalmente potevamo trascorrere insieme. Il suo fiato
caldo accarezzava il mio corpo. E così mi lasciai trasportare dalla sua
sicurezza, addormentandomi tra le sue braccia.
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