CAPITOLO 17 - Lontano da chi?

Foto di Cristina Barbieri

Paul Verlaine scrisse: "Amami perchè senza te niente posso, niente sono"


 
Aprile arrivò. Di lì a pochi giorni sarebbe tornato Paolo: gli promisi che sarei andata a prenderlo all’aeroporto e così fu. L’8 Aprile alle 19.00 puntuali mi presentai a Malpensa con il cuore che mi  batteva in gola per la trepidazione a la paura che qualcosa tra noi potesse essere cambiato.
Le porte automatiche si aprirono: inizialmente non lo individuai, poi eccolo là, sulla sinistra. Indossava ancora la divisa e la borsa che aveva a tracolla era di notevole dimensioni. Aveva i capelli cortissimi, praticamente rasati, il viso un po’ più asciutto, ma era lui. Era Paolo. Mi bastò quell’attimo perché mi rendessi conto che tutte le mie preoccupazioni fossero state inutili. Mi vide. Fece appena in tempo a posare la sacca prima che gli saltassi addosso e ci baciassimo. Un bacio travolgente, tenero e passionale, carico di emozioni, da fare invidia alla miglior sceneggiatura di film romantico.

“Mi sei mancata!” mi sussurrò all’orecchio, tenendo il mio viso tra le sue mani.
Lo avevo aspettato e non mi ero stancata di aspettarlo e quel momento fu la conferma che ne era valsa la pena.
Ci incamminammo verso la navetta che da Malpensa ci avrebbe riportato a Milano: mi prese per mano, stringendomela forte, come se avesse paura che lo potessi lasciare, ma non era certo la mia intenzione.
Durante il viaggio in treno mi raccontò come quell'esperienza lo avesse cambiato, rendendolo sicuramente più maturo e dai discorsi che fece mi sembrò decisamente entusiasta della sua nuova vita.
Era stato un cambiamento duro, difficile, molto impegnativo, ma lui non si era tirato indientro,  nemmeno per un istante e i suoi occhi parlavano chiaro: era soddisfatto di sè e io orgogliosa di lui.
Benedetta ci recuperò in Cadorna e lo accompagnammo a casa: vidi sua madre alla finestra. Lui le sorrise e i suoi occhi brillarono per la felicità.
"Ti chiamo più tardi! Grazie per essere venuta a prendermi: mi sei mancata da morire!"
Lo baciai: "Anche tu!"
Presi posto davanti, vicino a Benedetta, mi chiuse la portiera e poi appoggiò la sua mano sul finestrino, copiai il suo gesto. Finalmente eravamo  di nuovo vicini, anche se in quel momento non abbastanza per toccarci.
"Stasera esco con Giorgio!"
Iniziai a tossire, l'acqua che stavo bevendo mi era andata di traverso:
"Cosa? E quando aspettavi a dirmelo? Quindi stasera ho casa libera!?"
"Devo solo farmi una doccia fulminea, visto che sono già le sette e mezza e poi la casa è tutta tua!"
"E dimmi dove ti porta, cosa farete? Ma ti ha già baciato?"
"Quante domande! Non ho la più pallida idea di dove mi porterà: quando stamattina mi ha chiamato, si è solo assicurato che non prendessi impegni per questa sera."
"Che tenero!"
"Già!" sospirò lei, dando una rapida occhiata nello specchietto retrovisore.
"Ti vedo poco convinta, sì insomma, troppo poco entusiasta!"
"Tutt'altro, credimi! E' solo che vorrei andarci con i piedi di piombo, visto i trascorsi!"
"Hai ragione, ma questo non vuol dire annullare l'esplosione di emozioni che comunque segue ogni cosa, quando è nuova! Prova a lasciarti andare e vedi come va: lui deve conoscerti per quello che sei, anche con tutte le tue umane paure! E poi magari scopri che bacia malissimo e allora tutta energia sprecata per nulla!"
Si mise a ridere:
"Esagera!"
"Cosa odono le mie orecchie?! Un rumore, molto simile ad una risata!"
"Che polla che sei!"
Mandai un messaggio a Paolo, sperando che dopo cena sarebbe venuto da me, per cominciare a recuperare il tempo perduto.
"Faccio una doccia e sono da te!"

Alle nove spaccate, eccolo alla mia porta:
"E le tue sorelle?" mi domandò stupito;
"Benedetta è a cena con Giorgio, la sua nuova fiamma e Sveva è dalla mia prof, la Ferrari, ricordi? Sono successe un pò di cose durante la tua assenza, ma ora non voglio parlare di quello che è successo, voglio solo stare con te!"
Mi guardai le mani e rimasi a lungo in silenzio:
"Che succede?"
"Quando sei partito io ero completamente  a pezzi, chiedilo a Benedetta. Piangevo ogni sera e ho impiegato un sacco di tempo a riprendere una vita normale e ora che ti ho qui davanti a me, ora che finalmente posso toccarti, sono terrorizzata all'idea di dover nuovamente affrontare tutto quello che comporta il distacco dalla persona che ami...perchè io ti amo!"
Era commosso, mi accarezzò il viso e mi strinse a lui:
"Non pensare che per me questa situazione sia semplice, credimi! Sei stata il mio primo pensiero appena aprivo gli occhi e l'ultimo prima di addormentarmi, ogni giorno! Non vedevo l'ora di scriverti, di sentire la tua voce. Sei stata la mia forza, non ce l'avrei fatta senza di te!"
Ci baciammo: sentii la sua lingua contro la mia, c'era una passione diversa in quel bacio, qualcosa di vibrante. Gli sollevai piano la camicia, scoprendogli l'addome, glielo accarezzai quasi con timore. Poi la mia mano scivolò verso la cerniera dei suoi jeans, gli abbassai la zip. Mi levai la maglietta Sentii il suo respiro accelerare e il mio cuore battere all'impazzata. Le sue dita affusolate toccavano il mio corpo ormai completamente nudo, trasmettendomi una sensazione elettrizzante. Mi sollevò i capelli e mi baciò il collo, poi le spalle, sentii il suo fiato nell'orecchio. Si spogliò anche lui, si sdraiò accanto a me, facendo attenzione a ogni minimo gesto, come per paura di rovinare quel fotogramma perfetto  e  cominciammo a fare l'amore.
Rimanemmo stretti l'uno all'altra nell'oscurità della stanza, mi sussurrò quanto mi amasse: non ci lasciammo la mano nemmeno per un istante. Sembravamo sereni.
I nostri respiri ovattati scandivano il tempo che finalmente potevamo trascorrere insieme. Il suo fiato caldo accarezzava il mio corpo. E così mi lasciai trasportare dalla sua sicurezza, addormentandomi tra le sue braccia.

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