Foto di Cristina Barbieri |
Stephen Littleword disse: "Non ho mai detto addio a nessuno. Non ho mai lasciato che le persone a cui voglio bene se ne andassero. Sì, perchè le porto con me dovunque io vada. Nel mio cuore."
La mattina della partenza lo
accompagnai all'aeroporto: arrivammo in anticipo, perciò mi sedetti sul
carrello dove avevamo sistemato la sua sacca, in attesa del volo. Si sedette a
terra, accanto a me con la schiena contro una colonna di marmo: gli afferrai la
mano e gliela strinsi forte. Avrei voluto fermare il tempo, ma come sempre
accade: quando non vuoi che scorra troppo in fretta, inevitabilmente succede.
Presto arrivò il momento in cui si dovette imbarcare: gli gettai le braccia al
collo e scoppiai a piangere.
"Scusami!"
"Non ti devi
scusare...vedrai che ce la faremo anche questa volta!"
"Speriamo!"
sospirai, ci baciammo un'ultima volta:
"Ti amo, ti amo, ti amo,
ti amo, ti amo...andrei avanti all'infinito!"mi strinse forte, poi afferrò
la sacca e si diresse verso il gate. Si voltò ancora una volta prima di sparire
in mezzo a tutta la folla. Cominciavo ad odiare la separazione e tutto ciò che
comportava. Lasciai l'aeroporto con la consapevolezza che avevo bisogno di lui
più di prima e che il ricordo dei giorni trascorsi insieme non sarebbe bastato.
Ci scrivemmo molto più di
prima e le telefonate erano più lunghe, poi, a fine Maggio, arrivò la notizia
che avrebbe passato l'intera estate in Germania, in un campo per fare
esercitazioni e migliorare la sua resistenza fisica, ecco che la realtà delle
cose mi piombò addosso. Quello stesso sogno che fino a qualche mese prima mi
faceva trepidare, cominciavo a sentirlo troppo lontano. Per quanto lo amassi
ancora, per quanto lo pensassi sempre e intensamente, mi accorsi di non essere
in grado di accettare la situazione: di lì a qualche settimana sarebbero
cominciati gli esami, poi l'estate e a Ottobre l'università: in tutto questo
lui non ci sarebbe stato. Certo non per colpa sua, ma non potevo più sopportare
l'idea di basare la nostra storia su lettere, e-mail e soprattutto su una falsa
speranza.
Perciò:
"Caro Paolo,
avrei preferito parlarti di
persona, spiegarti ogni cosa avendoti di fronte, purtroppo però è impossibile
incontrarci. Così, eccomi qui, seduta alla mia scrivania, con una penna in mano
e gli occhi stracolmi di lacrime.
Domani cominciano gli
esami, sono abbastanza tranquilla: a Settembre dell'anno scorso ero sicura che non
ce l'avrei fatta ad affrontare la vita senza i miei genitori, eppure sono qui, a un passo dal traguardo,
più forte di prima. E' proprio vero che quando le cose si complicano,
magicamente troviamo dentro di noi il coraggio di andare avanti e la grinta per riemergere.
E poi, un giorno di
pioggia, sei arrivato tu: mi hai
preso per mano, mi hai amato e mi hai fatto comprendere cos'è l'amore. Ricordo
che la prima volta in cui parlammo mi sembrò di conoscerti da sempre: con te ho
cominciato a vivere un sogno, hai
preso la mia vita e ne hai fatto molto di più, mi hai fatto sentire di nuovo
viva.
Quando chiudo gli occhi
vedo te e quando li riapro sento una fitta al cuore perchè non ci sei. Se
inizialmente credevo che il nostro amore sarebbe bastato, ora non riesco più a
crederci. Ho provato a ripetermelo all'infinito, ma noi siamo cambiati, tu sei
cambiato, hai fatto una serie di scelte che rispetto, ma che ti hanno spinto
lontano da me, rendendo ancora più diversi i nostri mondi.
Negli ultimi mesi ho
sofferto molto la tua mancanza, mi sono sentita ancora una volta sola e non
voglio che questo accada di nuovo, perciò ti chiedo di lasciarmi andare, di non
provare a fermarmi, ho bisogno di ritrovare la mia strada, che purtroppo non
coincide più con la nostra.
Magari dopo queste parole
ti sentirai tradito e ora non ti interessa più, ma sappi che sarai sempre nel
mio cuore, che non smetterà mai di battere per te.
tua per sempre
Matilde"
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